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Filosofie della paura

Verso la condizione post-postmoderna

Volume della collana BIBLIOTHIKI NOUS n. 5
Prezzo: €13,50 / Prezzo di listino: €15,00
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Formato: 150X200, 152 pagine / Maggio, 2012 / ISBN: 9788895146522

La paura è un sentimeno spiacevole, una passione che fa parte integrante dell’essere dell’uomo e degli animali con una sua specifica funzione biologica. Ma la paura è anche un momento strategico all’interno del cosiddetto tardocapitalismo.

Da un lato quest’ultimo non farebbe che enunciare l’esigenza della sicurezza, del benessere e di una tranquillità anestetica che rasenta l’accidia e l’indolenza.  Dall’altro, invece, sembrerebbe alimentare la stessa paura, diffondendola ovunque e anzi alimentandola: catastrofi, default, superbatteri, violenza, ma anche sedentarietà, obesità, dipendenza da droghe, ricerca spasmodica del pericolo, il tutto mixato in una sorta di decadente cupio dissolvi.

Tutto “deve” far paura e la paura “deve” essere controllata e addomesticata. Bazzanella investiga questo strano paradosso correlandolo a quell’epoca cosiddetta postmoderna e all’imminente affacciarsi di un ancora indistinto post-postmoderno. Egli intercetta così autori come Deleuze e Guattari, Žižek, Derrida, Foucault, Sloterdijk, Gehlen, Heidegger e Lacan per rintracciare i primi annunci di una strategia ben precisa che ha come suoi referenti il mercato, il consumo, la società dello spettacolo.
Ci troviamo in una condizione paradossale in cui non c’è più la paura tout court, quella fisiologica per così dire, bensì una “paura della paura” che funziona da un lato come meccanismo “relativistico” di produzione di continue forme (circolari) di protezione e di difesa, dall’altro come meccanismo di disinnesco di questi medesimi dispositivi.
La condizione post-postmoderna è dunque caratterizzata da un rischio: essa non costituisce letteralmente un “post”, ma è già presente nella contemporaneità in certe forme “fideistiche” di pensiero forte come il neorealismo, lo scientismo, il tecnicismo. Tuttavia l’eccesso del pluralismo del postmoderno potrebbe prefigurare l’insorgere prevalente di nuovi dispositivi neo-totalitari (come il comunismo capitalistico cinese, ad esempio), anche se confinati a livello locale sia dal punto di vista geopolitico che da quello prettamente culturale.

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