Provate a immaginare cosa sarebbe successo se nel giro di una settimana un virus avesse ucciso tutti gli insegnanti e l’insegnamento.
I bambini e i giovani come utilizzerebbero questa improvvisa libertà? Le strade e le piazze sarebbero piene di colori vivaci, Internet sarebbe vicino al collasso, perché tutti vorrebbero chattare... Dopo un po’ di tempo scoprirebbero però quanto possa essere noiosa e frenetica questa vita e comincerebbero a fare qualcosa di diverso. Per esempio andrebbero a σχoλεĩο (scuola), luogo, per autonomasia, di ozio, svago e apprendimento.
"Ciò che distingue il rapporto autentico tra maestro e discepolo è il suo carattere gratuito. Aristotele ne parla come di «una specie di amicizia morale, che non si fonda su patti stabiliti: si fa un dono, o qualunque altra cosa, come lo si farebbe a un amico». Tommaso d’Aquino dice, di questo tipo d’insegnamento, che non può non essere un atto d’amore e di carità. È sempre un lusso per l’insegnante e una forma di svago (σχoλεĩο in greco) per lui e per il suo allievo: un’attività piena di significato per tutti e due, ma che non si propone ulteriori obiettivi."