STUDI SULLA CRISI COUNTDOWN

Da troppo tempo assistiamo alla mancanza di un’opposizione teorica e pratica al sistema economico capitalistico e in gran parte gli intellettuali che frequentano i dibattiti nei mass media costantemente si propongono come salvatori del modo di produzione che domina la vita quotidiana dei lavoratori. La crescita economica diviene sempre più un miraggio e la produzione mainstream sull’economia e sulle misure da adottare è fatta di luoghi comuni fini a se stessi. Nell’avanzante caos le teorie economiche dominanti e le analisi che da esse derivano hanno perso ogni senso dimostrando, in maniera ancor più spettacolare del passato, di essere solo giustificazioni ideologiche dello stato di cose esistente. In tali condizioni si è deciso di produrre una serie di raccolte dal titolo Countdown Studi sulla Crisi, per favorire l’approfondimento da parte di coloro che sono realmente interessati alla critica della attuale situazione. Nelle pubblicazioni di Countdown Studi sulla Crisi vengono proposti degli studi che vanno a toccare gli aspetti fondamentali del capitale nelle diverse forme in cui si esprime. Precisiamo che tale produzione costituisce solo un contributo scientifico fornito a coloro che intendono comprendere le dinamiche del declino del modo di produzione capitalistico, per indirizzare l’analisi critica verso l’evidenza empirica, in contrasto con le impressioni di carattere soggettivamente deduttivo.

Sono state già pubblicate due volumi di testi cui possiamo fare riferimento per sviluppare ulteriori approfondimenti: 

• Il primo volume Countdown contiene 5 articoli sugli aspetti fondamentali della Great Recession che ha colpito i paesi economicamente più sviluppati.

• Il secondo volume contiene dieci saggi che spaziano su vari argomenti. Il mito del progresso tecnico che maschera una stagnazione di fondo, tesi argomentata da Laurence Reynolds e Bronislaw Szerszynski; un articolo di George Labridinis sul concetto di denaro quasi-mondiale attraverso i mutamenti nella composizione delle riserve monetarie internazionali che mette in discussione la tesi diffusa del dominio del dollaro sui mercati globali; l’analisi di William Lazonick che riprende la teoria della financialisation in una sua forma abbastanza diffusa e sostiene che la vasta e crescente riacquisizione delle proprie azioni da parte delle corporation americane tende a manipolare il mercato borsistico e a garantire guadagni speculativi molto elevati nelle alte sfere del top management; Shaikh e Ragab propongono un nuovo indice della distribuzione del reddito; Peter Nolan e Jin Zhang illustrano un esame delle dimensioni delle società cinesi in rapporto ai loro concorrenti internazionali nei paesi cosiddetti avanzati; Cyrus Bina sostiene una critica all’idea prevalente secondo cui la politica internazionale e le guerre contemporanee sono in qualche modo collegate alla dipendenza dal petrolio mediorientale; Mylène Gaulard analizza i problemi del mercato immobiliare cinese e sostiene che in Cina si è formata un’enorme bolla speculativa; Michel Husson fornisce un’analisi generale dell’economia greca; Duncan Foley propone una nuova misura del reddito nazionale reale applicata all’economia americana; infine Claus Germer esamina la tesi delle cosiddetta “economia solidale”, mostrando che si regge su basi illusorie, perché coloro che la praticano “dimenticano” che l’ambiente circostante alle unità considerate solidali è capitalistico e non può quindi permettere a queste di sopravvivere.