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« … Dare un’idea delle proprie convinzioni teoriche, del proprio modo di conversare, vale a dire dei propri comportamenti esteriori: tutto questo è molto più importante che svolgere il filo delle proprie opere secondo l’ordine cronologico, in funzione del loro contenuto, della loro forma ed efficacia ». Già queste linee programmatiche, estratte dal primo saggio di questo libro, dimostrano che si tratta di un complesso vivente. La teoria del teatro epico, la concezione del Romanzo da quattro soldi, la questione dell’ “autore come produttore”, si mescolano a conversazioni, lettere e incontri sullo sfondo degli anni Trenta, dell’esilio e dell’avvento del nazismo.
In questi anni di crisi profonda traspare la sinergia tra il pensiero di Benjamin e quello di Brecht, ad esempio nel momento in cui Benjamin considera il Trauerspiel barocco come l’antecedente del teatro epico; oppure quando valorizza il gesto in Brecht, soprattutto quel gesto impercettibile e infinitesimo che non è in linea con le nostre aspettative.
Un dialogo estremamente attuale tra due grandi intelligenze del ventesimo secolo: due esiliati, due tedeschi, due amici.