Il minotauro globale

L'America, le vere origini della crisi e il futuro dell'economia globale

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Formato: 135x215, 256 pagine / Giugno, 2012 / ISBN: 9788895146553
Autore: 
Traduzione di: 
Piero Budinich

Il Minotauro Globale confuta provocatoriamente la credenza che la crisi finanziaria globale sia stata causata da regolamentazioni inefficaci, avidità e globalizzazione, e diagnostica un malessere molto più profondo con origini risalenti agli anni ‘70. Proprio come il mostro mitologico richiedeva un tributo, così gli Stati Uniti e Wall Street hanno ricevuto vasti capitali dal ‘’resto del mondo’’ e hanno dominato l’economia mondiale dai primi anni ‘80 al 2008.

La crisi in Europa, i dibatti negli Usa su ulteriori stimoli fiscali e gli scontri tra la Cina e l’ amministrazione Obama sui tassi di cambio sono gli inevitabili sintomi di un sistema globale ormai insostenibile a causa del suo essere sbilanciato.
Varoufakis delinea le opzioni disponibili per reintrodurre un briciolo di ragione in un ordine economico globale assolutamente irrazionale.

Sommario
1. Introduzione,  2. Laboratori del futuro,  3. Il progetto globale,  4. Il Minotauro Globale,   5. Le ancelle della Bestia,   6. Crollo,   7. Le ancelle al contrattacco,   8. Il retaggio globale del Minotauro: il Sole Impallidito, le Tigri Ferite, un’Europa Volubile e un Dragone Ansioso, 9. Un futuro senza il Minotauro?

"Siamo un Impero, ora e ogni volta che agiamo, creiamo la nostra realtà. Mentre voi studierete quella realtà – con tutta l’attenzione che volete – noi agiremo ancora, creando altre realtà cosicché potrete studiare anche quelle ed è così che le cose si svilupperanno. Noi siamo i protagonisti della storia […] e a voi, a tutti voi, non resterà che studiare quello che noi facciamo."

Con queste parole, un alto funzionario degli Usa colse con precisione l’essenza della grandiosa spavalderia dell’America postbellica. Gli Stati Uniti distrussero la realtà preesistente non una bensì due volte, per crearne di nuove. La prima volta non avevano altra scelta. La Seconda guerra mondiale aveva imposto all’America il ruolo di ideatore di realtà, sia pure contro la sua volontà. Ed essi risposero brillantemente, con un Piano globale che diede avvio alla stagione più felice del capitalismo globale. Quando poi il Piano globale ebbe raggiunto la sua data di scadenza, gli Stati Uniti non persero più tempo a tergiversare o a “studiare” la realtà esistente.
Piuttosto, cercarono attivamente di disintegrare la realtà che stava già degenerando, in modo da provocare una decisiva crisi mondiale da cui sarebbe uscita una realtà ben più nuova e vitalissima: il Minotauro globale. Per la seconda volta nella sua storia, l’America aveva ridisegnato il mondo non tanto a propria immagine e somiglianza, bensì in un modo che aveva trasformato una strisciante debolezza in una maestosa egemonia.
La chiave del successo dell’America fu il riconoscimento dell’indispensabilità di un meccanismo di riciclo delle eccedenze globali (gsrm). L’egemonia differisce dal dominio, o dal volgare sfruttamento, in quanto il vero egemone capisce che il suo potere deve essere rialimentato non mediante l’ulteriore prelievo dai suoi sudditi, bensì dall’investimento nelle loro capacità per generare eccedenze. Per togliere ai suoi sudditi, l’egemone deve padroneggiare l’arte di dare in cambio. Per mantenere il potere, deve sostenere le proprie eccedenze: ma per far questo, deve reindirizzare copiose quote di quelle eccedenze ai suoi subordinati.
Manovrando le due distinte realtà del dopoguerra che aveva creato con una sola mano, l’America dedicò grande attenzione a instaurare un gsrm che potesse essere via via aggiustato, di cui si aspettava di mantenere il completo controllo. Nel periodo del Piano globale, prevedeva di diventare il paese che avrebbe messo in circolazione più eccedenze. Pertanto la sua egemonia si imperniava sul riciclo di grosse quote del suo capitale in eccedenza (accumulato grazie ai suoi surplus commerciali) in Giappone e in Europa; così com’era concepita, beneficiava di questo riciclo, dato che i giapponesi e gli europei usavano i trasferimenti per acquistare beni e servizi prodotti o controllati dagli Usa.
Quando gli Stati Uniti si trovarono, inavvertitamente, in una situazione di grave deficit commerciale e di bilancio, decisero di andare avanti. Provocarono un terremoto globale come preludio dell’Età del Minotauro globale: la mia allegoria di un gsrm all’ingrosso che invertiva il flusso di commercio globale e flussi di capitale. Per questo l’America avrebbe dovuto rifornire i centri industriali stranieri di una domanda sufficiente alla loro produzione, in cambio di circa l’80 per cento dei loro flussi di capitale. Il fatto che questa transizione violenta impiegasse almeno un decennio di terribile disintegrazione, crisi del credito, instabilità generalizzata e stagflazione globale era, per le élite americane, un prezzo ragionevole da pagare: non più di un costo di transizione, per il quale l’economia sociale del mondo e le famiglie operaie d’America ricevettero il conto dei nostri protagonisti della storia: gli astuti funzionari che si succedettero nell’amministrazione di tutte le presidenze americane, una dopo l’altra.

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