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Già Benjamin aveva definito il capitalismo una «religione». L’attuale “religione” del capitalismo – una religione neopagana – si presenta come una colonizzazione culturale che ha condotto alla diluizione del ‘politico’ nell’economia. Ma forse gli aspetti più sconvolgenti di questo processo consistono, per un verso, nella coniugazione fra l’affermarsi del lavoro neoservile e l’estensione dei consumi e, per l’altro verso, in una vera e propria narcosi della coscienza ormai mercificata. Questa mercificazione sta progressivamente eliminando il principio di speranza tipico della tradizione culturale giudaico-cristiana. E allora è da chiedersi se finora non si era assistito a un gigantesco processo di «accumulazione originaria» che aveva appunto teso a mercificare ciò che caratterizza l’essere umano: la coscienza.